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Una non polemica


Non so dove stia andando la poesia, e comunque tutte le analisi critiche (non ultima un’antologia di riflessioni intitolata proprio Dove va la poesia, da me curata e pubblicata per puntoacapo, cui vorremmo dare un seguito) falliscono quanto ad indicazioni chiare: uno stato delle cose che ricorda le “previsioni” annuali degli indovini (ma anche degli economisti e dei commentatori politici), nessuno dei quali riesce in realtà a predire una crisi che sia una (si veda la Lehman Brothers o il coronavirus), ma a posteriori ci spiegano con dovizia di dettagli perché un certo evento non poteva non verificarsi. Ma mentre la moribonda categoria dei critici più o meno autoproclamatisi “ufficiali” si affanna troppo spesso a creare antologie a priori e linee a posteriori, a spiegare ai poeti cosa fare o “dove sbagliano” e a inventare tendenze chimeriche, e mentre una certa editoria ex grande va alla ricerca del nuovo caso umano da pubblicizzare, nella speranza di rivitalizzare vendite più del solito tendenti a zero, due cose stanno accadendo alla luce del sole.

Una: nemmeno troppo lentamente, la poesia è sparita dai programmi scolastici, tanto che quelli svolti realmente sono fermi – da oltre 40 anni – a Montale (il primo, in genere) mentre i libri danno brevi e poco utilizzabili cenni su voci quali Sereni, Luzi e Caproni, per citarne tre e non parlare dei viventi, non pervenuti se non come pochi nomi in grassetto spesso inseriti sulla base di ricognizioni d’accatto. Questo scollamento tra scuola e mondo, sia chiaro, sta accadendo anche in altri campi, in barba a tutta la stupida retorica burocratica, le farlocche alternanze scuola-lavoro, i progetti-diversivo e quant’altro; e la colpa non è per nulla tutta degli insegnanti, anzi.

Due: la poesia è più viva che mai. E non so parlando dei succitati casi umani, della slam poetry, dei festival di terz’ordine, delle casalinghe poetanti eccetera, ma del numero notevole (molte decine, come minimo) dei poeti che vale la pena leggere perché possiedono forza, personalità e occhi per interpretare il nostro mondo. Poi sarà il tempo a cernere (come sempre, e in barba alla critica) e a fare eventuali graduatorie di grandezza: e non saranno i Premi vinti, le partecipazioni ad eventi “di prestigio”, le traduzioni in uzbeko o le comparsate televisive a determinare questo bensì, come sempre è accaduto, il parere dei poeti futuri, che andranno alla ricerca delle voci davvero essenziali e rappresentative. Dei testi che stanno in piedi da soli in virtù di quella razionalissima alchimia tra idea e parola che è della vera poesia.

Attenzione: questo non vuol dire che la poesia “tornerà ad essere popolare” (non lo è mai stata), né che riconquisterà un ruolo di prestigio che forse aveva fino a non pochi decenni fa, prima che tutta una serie di errori a livello critico, poetico, editoriale – ma anche un inevitabile cambiamento epistemologico –la relegassero forse per sempre nel limbo delle buone cose di pessimo gusto, come l’arte, la cultura e la politica; sommersi, come siamo, dalle pessime cose di pessimo gusto.


Mauro Ferrari

 

Nota Bio-bibliografica

Mauro Ferrari (Novi Ligure 1959) è direttore editoriale di Puntoacapo Editrice.

Ha pubblicato le raccolte poetiche: Forme (Genesi, Torino 1989); Al fondo delle cose (Novi 1996); Nel crescere del tempo (con l’artista valdostano Marco Jaccond, I quaderni del circolo degli artisti, Faenza 2003); Il bene della vista (Novi 2006, che raccoglie anche la precedente plaquette); Il libro del male e del bene, antologia ragionata della propria produzione (puntoacapo 2016), Vedere al buio (puntoacapo 2018, Collana Ancilia diretta da Giancarlo Pontiggia), La spira (poemetto, ivi 2019).

Ha inoltre pubblicato una serie di saggi di poetica, Poesia come gesto. Appunti di poetica, Novi 1999); i saggi sono ora raccolti in Civiltà della poesia (puntoacapo, Novi 2008).

È incluso nella monografia sulla poesia italiana contemporanea (n. 110) della rivista francese Po&sie ed è inserito nell’Atlante dei Poeti di Ossigeno nascente.

Ha fondato e diretto fino al 2007 la rivista letteraria La clessidra, ed è stato redattore delle riviste margo e L’altra Europa (Costantino Marco editore). Ha collaborato all’Annuario di poesia Castelvecchi e a Sotto la superficie. Letture di poeti italiani contemporanei (Bocca, Milano 2004). Ha curato con Alberto Cappi L’occhio e il cuore. Poeti degli anni 90 (Sometti, Mantova 2000).

Nel settore dell'anglistica si è interessato di Conrad, Tomlinson, Hughes, Bunting, Hulse, Paulin e altri poeti contemporanei.

Suoi testi e interventi sono apparsi sulle maggiori riviste letterarie. Attualmente dirige l’Almanacco Punto della Poesia Italiana, edito da puntoacapo. È membro della Giuria del Premio letterario “Guido Gozzano” di Terzo (AL) ed è direttore culturale della Biennale di Poesia di Alessandria.


Photo by Paweł Czerwiński on Unsplash

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