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La poesia è ciò che rimane di intatto, di incontaminato, di libero nel mondo


Penso alla poesia come a uno stato del linguaggio, forse vicino alla meraviglia e alla gioia dell'infanzia quando si pronunciano le prime parole o si imparano le rime o le canzoni intonate da una voce amata, o l'ansiosa attesa di un'infatuazione giovanile o di una desiderata relazione amorosa. Ma, soprattutto, come uno stato del linguaggio estraneo a qualsiasi scopo di comunicazione utilitaristica o semplice.


La comunicazione che deriva dalla poesia, qualunque sia il suo destinatario, è quella di una vibrazione, una risonanza, un tremore, un mistero. Una comunicazione complessa, sottile, quasi ineffabile che trasmette la traccia distillata di desideri, esperienze, pensieri, letture, fantasie, osservazioni, luoghi o momenti: frammenti di vita - di tempo e spazio - trasformati, cioè "letterarizzati", o anche "mitizzato", per mezzo della scrittura. Dal processo di scrittura emergono testi in cui si sviluppano parlanti o soggetti poetici presenti o virtuali, divisi, celati, camaleontici o plurivocali e si intravvedono esistenze alternative o parallele, effetti di ubiquità, simultaneità o sincronicità, attriti con il vuoto o l'invisibile, tutte forme della vertigine significante del linguaggio.


Questi testi sono la materia prima che, da compito artigianale, differenziante, iconoclasta, intransigente, diventa poesia grazie a una sorta di alchimia il cui fine – latente, enigmatico - è ricreare o reinventare l’io, il linguaggio e il mondo in ogni poesia. Così, ogni poesia è, o può essere, allo stesso tempo, un tuffo nell'inconscio e nella memoria, una sfida ai limiti della parola, un dialogo con il silenzio, una festa dell'immaginazione, un esercizio di retorica, un duello con il caso, ma sempre un'incursione nell'increato e una creazione inedita fatta di desiderio e libertà.


La scrittura poetica ha i suoi tempi. Nella mia esperienza, emergono desideri di poesia, frammenti di poesia o prosa poetica che vengono poi intrecciati, completati e modificati in un febbrile impulso di scrittura che a un certo punto diventa un esercizio (indispensabile) di editing, cioè di raffinatezza di forma e sostanza. Di solito accade che man mano che la forma viene affinata, lo sfondo si perfeziona e, viceversa, man mano che si chiarisce il significato, emergono rare epifanie formali. Non ci sono, le cosiddette, regole. Solo l’intuizione poetica.


La poesia deve mantenere un delicato equilibrio tra l'essere singolare e l'essere gregario: singolare nel senso di essere atipica, irriducibile alle etichette; gregario in termini di aspirare a riempire un vuoto, raggiungendo qualcuno disposto ad accogliere quella voce per il bene della sua stessa forza irradiante, del suo potenziale di risonanza, della sua inaspettata rilevanza. La poesia fiorisce in qualsiasi campo e si adatta a qualsiasi soggetto fintanto che mantiene il suo carattere di testo letterario derivante da un impulso e un richiamo interni, e non da mode o imperativi di altro tipo. La poesia opera attraverso se stessa, autonomamente, quando colpisce una corda umana sensibile, ricettiva. È resistente a qualsiasi interpretazione univoca ed è infinitamente aperta a tutte le interpretazioni.


Mi interessa una poesia che sveli il ritmo interiore di chi parla, la pulsazione del desiderio, che porta alla luce parole dimenticate o represse, toni o sonorità inquietanti, esperienze che si impongono crude alla memoria, immagini travolgenti che portano con sé il proprio linguaggio a cui è necessario arrendersi e ascoltare. O lasciarsi trasportare in una sorta di vagabondaggio lungo i sentieri oscuri del linguaggio fino a quando il torrente della scrittura cessa, accennando a un punto finale che non è mai definitivo poiché rimane aperto al non detto. Questo è sempre molto di più di quanto si dice.


Quel punto finale - la poesia - è dunque un avanzo, una sopravvivenza e, allo stesso tempo, una permanenza, cioè un eccesso, un surplus, un plusvalore qualitativo: un residuo prezioso e preciso in cui nessun elemento è gratuito, essendo la poesia la più graziosa delle occupazioni. Ma la poesia è anche il risultato di un connubio di fortuna e professione che nel momento in cui fa presa diventa pura necessità: un momento privilegiato paragonabile solo a quello in cui il lettore fa della propria alchimia la parola dell'Altro.


La poesia è ciò che rimane di intatto, di incontaminato, di libero nel mondo.


Maria Elena Blanco

 

MARÍA ELENA BLANCO (L'Avana, Cuba)


Poeta, saggista e traduttrice cubana. Laurea e post-laurea in lingua e letteratura francese e letterature latinoamericana e spagnola rispettivamente presso l'Università di Paris-Sorbonne e la New York University. Studi in semiologia all'École Pratique des Hautes Études (Parigi). Dopo un periodo come insegnante di filologia francese presso l'Universidad Católica de Valparaíso (1971-1973) e diversi anni come insegnante di lingue a New York, dal 1983 è stata traduttrice per le Nazioni Unite, attualmente freelance. Traduttrice di poesie dal francese, tedesco e italiano. Docente di letteratura cubana e poesia cilena a simposi accademici in Europa e America Latina. La sua poesia è stata inclusa in numerose antologie e tradotta in tedesco, cinese, francese, inglese, italiano, portoghese e rumeno, tra le varie lingue. Risiede principalmente a Vienna, con soggiorni annuali in Cile.

Ha pubblicato (selezione): Poesia: Posesión por pérdida (Santiago de Chile: Libra, 1990; Sevilla: Barro, 1990); Corazón sobre la tierra / tierra en los Ojos (Matanzas, Cuba: Vigía, 1998); Alquímica memoria (Madrid: Betania, 2001); Mitologuías. Homenaje a Matta (Madrid: Betania, 2001); danubiomediterráneo / mittelmeerdonau (spagnolo-tedesco, Viena: Labyrinth, 2005); El amor incontable (Madrid: Vitrubio, 2008); Havanity / Habanidad, antología poética 1988-2008 (spagnolo-inglese) (Miami: Baquiana, 2010); Sobresalto al vacío (Santiago de Chile: Mago, 2015); Botín. Antología personal 1986-2016 (Leiden: Bokeh, 2016); De parte de nadie. Antología poética (Matanzas, Cuba: Matanzas, 2016); Oro vano (Santiago de Chile: Verbo(des)nudo, 2018). Saggi: Asedios al texto literario (Madrid: Betania, 1999); Devoraciones. Ensayos de período especial (Leiden: Almenara, 2016).

Premi e riconoscimenti: Finalista, Premio Barro de Poesía, 1990 (Sevilla); Premio La Porte des Poètes, 1996 (París); Finalista, III Premio Pilar Fernández Labrador, 2016 (Salamanca); Grand Prix International de Poésie, Academia Orient-Occident, 2016 (Romania); Finalista, Premio Internazionale Europa in Versi (Poesia inedita), 2020 (Como, Italia).



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