Attraverso la poesia mi educo e incoraggio a non temere la debolezza, ma, anzi, a farne una forza per rifondare la comunità dei viventi. La parola poetica si rigenera di continuo, con una forza che non si arrende: mi interrogo incessantemente sul tempo, sull’assenza, sulla compassione, sul perdono, sull’amore e sul dolore. Diverse, dunque, le tematiche sottese tra scienza e coscienza: la solitudine e la frustrazione dell’ammalato, l’indifferenza sociale, la dimenticanza correlata ad alcune patologie cliniche che mettono a dura prova quella parte del cervello che custodisce la memoria a breve e a lungo termine e, inoltre, l’amore, in tutte le sue forme, amore come vera e unica motivazione di vita: testamento simbolico e spirituale per l’umanità intera. La mia scrittura ha un profondo senso civile e spirituale grazie alla formazione di Sociologo e Mediatore familiare e allo studio della musica, del teatro, della letteratura e della religione. Venendo a contatto con la musica ho seguito il percorso del suono metrico che intona la recitazione, la passione, il dramma, il canto e la parola annunciata (sprechstimme, dal tedesco: tecnica del parlato/intonato/recitato). Con costanza, nella voce e nella parola scritta, ricerco il linguaggio e lo stile più adeguato e autentico al fine di custodire, come una ferita, la visione che arricchisce di significante anche la mia prosa. La nominazione delle parti del corpo umano e dei meandri emozionali mi spingono verso il surreale per denunciare la tragicità del reale, per parlare del misterioso contatto che c’è tra la vita e la morte, della coscienza e della fragilità del mondo, della carne e dello spirito, dell’inizio di noi stessi e del ritorno alla contraddizione che appartiene a ogni individuo. Obiettivo della mia poetica, infatti, è la verifica e la diagnosi del mondo esterno e oggettivo della stratificazione della realtà in correlazione con la valutazione del vissuto emozionale, con cui è in stretta sintesi: la connessione tra la dimensione psicologia e quella sociologica è una delle caratteristiche della mia ricerca letteraria. Potrei dire, addirittura, che sono sempre di fronte a una parola in movimento che incide sulla pelle l’antico respiro che anima le creature del mondo. Concludendo, per me la poesia è un atto maturo e responsabile di continua esplorazione del micro/macrocosmo e di verifica delle proprie tensioni verso gli altri. È una disponibilità allo stupore, una continua sperimentazione della bellezza e della condivisione della vita e della morte. La poesia è sempre stato un luogo di esperienza, di incontro, di elaborazioni e modificazioni che partono da un atto di fede e di speranza.
Rita Pacilio (Benevento, 1963) è poeta e scrittrice. Sociologa di formazione e mediatrice familiare di professione, da oltre un ventennio si occupa di poesia, musica, letteratura per l’infanzia, saggistica e critica letteraria. Direttrice del marchio Editoriale RPlibri è Presidente dell’Associazione Arte e Saperi. Ha ideato e coordina il Festival della Poesia nella Cortesia di San Giorgio del Sannio. È stata tradotta in nove lingue. Sue recenti pubblicazioni: Gli imperfetti sono gente bizzarra, Quel grido raggrumato, Il suono per obbedienza, Prima di andare, La principessa con i baffi, L’amore casomai, La venatura della viola.
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