Vivo in Tremezzina, sul lago di Como, a metà strada fra il Golfo di Venere e il Golfo di Diana. Qui le stagioni si avvertono ancora con particolare evidenza e tutto sembra favorire l’ispirazione. Qui diventa veramente difficile distinguere fra suono che si fa senso e senso che si fa suono. E intrigante è la luce. La mia poesia insegue il più possibile la bellezza di luci, linee, colori, profumi, flora e fauna, l’incanto, insomma, di magiche atmosfere: si fa pittura o fotografia e soprattutto musica. Il tentativo è quello di contemplare la superficie delle cose per intenderne la profondità e trarne la prossimità di una fusione più creaturale e segreta; cercare un dialogo con la misteriosa anima naturale che pure ci comprende, essendo noi “dentro” la natura e, trovandone gli accenti, celebrare un “sentirsi a casa”, un sentimento di appartenenza e di appagamento, che molto ha a che fare con il sentimento stesso dell’identità. La recente adesione al “Realismo Terminale” di Guido Oldani e Giuseppe Langella rappresenta un antidoto alla negatività, è, nonostante tutto, fiducia nell’uomo, e “terminale” è un aggettivo che più che chiudere apre alla speranza.
Rosa Maria Corti
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