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Concorso E/STATE TRA I VERSI: Andrea Tavernati recensisce "Temeraria Gioia" di Eleonora Ri


Temeraria Gioia, Eleonora Rimolo

Eleonora Rimolo è una giovane conoscenza della Casa della Poesia di Como. Giovane in senso anagrafico, ma “vecchia” nel senso che il suo precedente volume di poesie ( “La resa dei giorni” AlterEgo 2015) ci aveva già colpito al punto da assegnarle il Premio “Europa in Versi” nella sezione poesia giovani. Salernitana e meno che trent’enne, Eleonora ha già all’attivo un romanzo epistolare e tre raccolte poetiche, nel cui percorso Temeraria gioia rappresenta un ulteriore scatto in avanti verso la precisazione dei contorni di una voce già perfettamente strutturata.

Ciò che impressiona subito in Temeraria gioia è la sensazione di trovarsi di fronte alla ricerca di un punto di equilibrio tra l’esigenza innata di un interiore dalla forte urgenza e quella, altrettanto imperiosa, di esprimere tale urgenza nella forma migliore. Ma attraverso un mezzo, la parola, che si trova sempre a rincorrere l’immediatezza di emozioni e pensieri. E che perciò deve accettare la scommessa di riuscire ad aggiungere qualcosa che l’immediatezza, da sola, non potrebbe avere.

Da questo punto di vista il titolo è emblematico sia nel grado di autocoscienza e di controllo che presuppone (sapere che la gioia è “temeraria” implica uno scenario umano accuratamente indagato e controllato) sia nell’ossequio oraziano esplicito, assurgendo a propria guida lo spirito di un poeta quanto mai capace di coniugare felicemente emozione e ragione.

E di questo appunto Temeraria gioia parla, trasformando l’assunto in una chiave di lettura della realtà sia individuale che collettiva, che abbraccia le tre parti del libro avanzando per forti contrasti e polarizzazioni in una dialettica “socratica” che non elargisce mai considerazioni conclusive: conservazione di una memoria ipoteticamente felice vs. disperazione per uno stato irrecuperabile; stigmatizzazione del male vs. accettazione del male; sfida della gioia/osare la gioia vs. consapevolezza della morte.

Ed è forse proprio qui, in “quell’infinita grazia del finire”,che la raccolta tocca il suo punto più alto, in una osservazione distaccata e impietosa che non ha nulla di consolatorio, ma che pure afferma, contro ogni logica apparente, la dignità un po’ sfrontata della gioia a dispetto di tutto.

“Neanche a un raggio possiamo aggrapparci” afferma il poeta e sorprende in molti testi la commistione tra immagini fortemente naturalistiche ed evocatrici di infinite risonanze letterarie come il profumo dei limoni, del caffè, la presenza del vento, del mare e, d’altro canto, il flash fotografico o acustico su frammenti dispersi, lacerti, relitti di una realtà che sta perdendo la propria consistenza organica. Quasi i dubitosi prodromi di una nuova dimensione contaminata e sofferta di cui all’orizzonte si intravedano le avanguardie.

Disinvoltura immaginifica, quindi, che fa da contraltare ad un uso della versificazione estremamente controllata, dietro il quale trapelano lo studio attento dei classici della tradizione greco-latina e un vasto repertorio di meditazioni contemporanee, fino all’omaggio esplicito ad un maestro quale Milo De Angelis.

Poesia tuttavia tutt’altro che compassata, ma ribollente, magmatica, piena di ossimori, contrasti e sorprendenti frizioni, che danno ragione di una gioia in bilico tra possibile e impossibile, forse assurda, ma certamente continuamente agognata da una umanità incapace, suo malgrado, di smettere di sognare.

Eleonora Rimolo è nata a Salerno nel 1991 e vive a Nocera Inferiore. Dottoranda in “Studi Letterari” all’Università degli Studi di Salerno, collabora con alcune riviste di Italianistica. Ha pubblicato un romanzo (Amare le parole, Litedition 2013), e tre raccolte di poesie: Dell’assenza e della presenza (Matisklo 2013), La resa dei giorni (AlterEgo 2015, Primo Premio “Poesia Giovani Europa in versi 2016”, organizzato dalla Casa della Poesia di Como) e Temeraria gioia (Giuliano Ladolfi Editore 2017, prefazione di Gabriella Sica, Premio “Napoli Cultural Classic”, “Premio Vitruvio”, II° posto “Premio Prato”, terna finalista Premio Aoros Valerio Castello). È vincitrice del Primo Premio “Ossi di Seppia” 2017 (Arma di Taggia) con alcuni testi inediti. Alcune sue poesie sono state tradotte in spagnolo dal Centro Cultural Tina Modotti. È redattore per la sezione online della rivista letteraria di poesie «Atelier».

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