La Cenere del cuore di Ion Deaconescu - Recensione di Vincenzo Guarracino
Una bellissima recensione di Vincenzo Guarracino su Avvenire - Giovedì 20 giugno 2019
Adesso, ti sento ovunque, nella mia stessa ombra, / nello specchio che rifiuta il mio sguardo, / nella porta che non si chiude, / nel profumo delle lenzuola, / ma soprattutto nella mia lacrima / che diventerà fiume, mare, oceano, / abisso di effimera impermanenza»: è questo il filo rosso di una raccolta di testi, La cenere del cuore, che si dipana come un canzoniere per la perdita di una persona amata, per la Sposa, per la cui morte lo Sposo, non riuscendo a farsene una ragione («Perché hai avuto fretta, Signore / nel portarla così lontano, / nel cielo senza stelle e senza luna? / Perché l’hai chiamata / quando le porte erano chiuse, / aprendole / liberando la strada, / dove l’acqua scorre, senza meta»), grida ed elabora una disperazione lancinante che a poco a poco si trasforma, con accenti che sembrano riecheggiare certe straziate invettive leopardiane («Come, ahi come, o natura, il cor ti soffre / di strappar dalle braccia /.../ all’amante l’amore», Sopra un bassorilievo antico sepolcrale).
Autore ne è una personalità poetica d’eccezione, Ion Deaconescu, romeno di Târgu Logresti, dove è nato nel 1947, e il libro di cui si parla ha visto recentemente la luce presso i Quaderni del Bardo di Sannicola (Lecce), per le cure di Laura Garavaglia. Poeta “filosofo”, scrittore, romanziere, critico letterario, traduttore, Deaconescu ha pubblicato oltre 50 volumi tra poesie, romanzi, critica letteraria, traduzioni.
I suoi libri sono tradotti in molte lingue e ha ottenuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali, tra cui il premio Trieste Poesia e, ben più prestigioso, il Premio per la diffusione della Cultura e della Poesia al Festival Internazionale di Poesia “Europa in versi” di Como nel 2017, che ha il merito di averne definitivamente promosso la figura e l’opera in Italia, dove era fino ad ora scarsamente conosciuto ed edito. Certo, c’è un lusinghiero giudizio di Mario Luzi che lo aveva definito «una voce ferma nella poesia europea», vedendolo come il degno erede di una grande tradizione lirica, che affonda le sue radici nell’opera del grande poeta romantico Mihai Eminescu, al cui nome è intestata l’Accademia Internazionale di cui appunto Deaconescu è oggi presidente.
Ma oltre ciò, almeno in Italia, poco si sapeva di lui, se si eccettuano Poesia ed umanità e Prova di solitudine, pubblicati nel 1993 dalla casa editrice La Centona di Palermo e più recentemente, nel 2018, Poesie per Natascia, edite da Lepisma di Roma, cui ora si aggiunge questa perla grazie alla sagace intuizione di un piccolo ma coraggioso editore leccese, che si è affidato alla sensibilità di una curatrice che è poetessa lei stessa.
Cosa c’è in questo libro? C’è, come rileva Laura Garavaglia, la dimensione di un dolore immedicabile per la morte della moglie Natascia che a poco a poco si trasforma, in virtù di un sentimento essenziale e struggente, da “cenere” in brace ardente, da sofferenza in gioia, da disperazione in speranza, da «lacrima folle» in un «oceano di felicità»: «La parola che si fa luce, memoria, rinascita», davvero, per sconfiggere la morte, come solo l’amore può riuscire a fare.