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Il verso e la formula: la forza espressiva della parola e del numero

Aggiornamento: 30 mar 2020


In questo periodo in cui un virus, un nemico infinitamente piccolo e subdolo sta cambiando il nostro modo di vivere, e in futuro, forse, di pensare e di agire, la poesia sta diventando sempre più… “virale” nel web. Una sorta di “vaccino” contro il male dell’anima. Più volte mi sono sentita chiedere cos’è la poesia, a cosa “serve” la poesia eccetera. Domande a cui hanno dato risposte grandi poeti, eminenti critici letterari, ma io credo che una risposta definitiva e precisa non si possa dare. Penso che la poesia possa essere definita in tanti modi e quindi, in sostanza, non incasellabile in nessuno. È, come ho accennato sopra, terapia contro il dolore dello spirito che si affianca alla malattia, è un modo per combattere ingiustizia e diseguaglianza, è una forma di conoscenza…Dovrebbe essere parte essenziale della nostra formazione perché è qualcosa di insito nell’animo umano, sia che poi la scintilla venga coltivata e si diventi poeti, (meglio, scrittori di versi), sia che si diventi buoni lettori di poesia (cosa ancor più difficile che diventare “scrittori di versi”). Per me la poesia è principalmente una forma di conoscenza e per questo ha lo stesso valore della scienza. Geni assoluti come Lucrezio, Dante, Goethe, Novalis, Valery, Borges solo per fare alcuni esempi, l’hanno dimostrato con le loro opere e saggi. In Italia, negli anni ’60, Primo Levi, Italo Calvino e soprattutto Leonardo Sinisgalli hanno sempre coniugato letteratura e scienza (e qui amplio il discorso, ovviamente, non solo alla poesia, ma anche alla prosa). E penso anche a poeti come Andrea Zanzotto, Hans Magnus Enzensberger e poeti che conosco personalmente e stimo come Bruno Galluccio e Gianni Darconza, che tra l’altro sono anche laureati in fisica. In particolare penso che la poesia abbia un legame molto stretto con il linguaggio universale della matematica, dei numeri e delle forme. A parte l’ovvia struttura del linguaggio poetico, la prosodia, tutto ciò che si riferisce agli accenti, ai versi, agli schemi metrici, è anzitutto l’immaginazione a legare i due ambiti. Pensare per immagini e poi trasformare quelle immagini in parole o formule è caratteristica che accomuna poeti e scienziati, in particolare fisici e matematici. C’è poi la sete di conoscenza che accomuna poeti e scienziati: capire com’è fatta la natura, il mondo, esplorare l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande…la fisica teorica, per esempio, è “scienza dello stupore”, definizione della poesia data dal poeta Piero Bigongiari. E Sinisgalli, in una lettera a Ginfranco Contini del 1941, condensò in una formula la potenza, la forza espressiva della poesia: a+bj, dove a e b sono numeri reali e j è l’unità immaginaria, che esprime la forza e la compressione della parola poetica. Per quanto riguarda il linguaggio, se la poesia fa largo uso di metafore, che stimolano la nostra immaginazione, lo stesso fanno la fisica e la matematica. “La metafora raggruppa in un unico nucleo tematico o immaginativo una serie di elementi-nozioni cha da verbali diventano concettuali” scrive Giuseppe Longo, Professore di Teoria dell’informazione all’Università di Trieste. Fisici e matematici condensano in metafore altamente poetiche formule e dimostrazioni complesse: ne sono esempi espressioni come “linee di universo”, “orizzonte degli eventi”, “potenza del continuo”, “isomorfismo musicale”, “singolarità nuda”. C’è poi la tensione alla bellezza che accomuna poesia e scienza, in particolare poesia e matematica. Godfrey Harold Hardy, professore di matematica a Cambridge tra fine 800 e primi decenni del 900, scrive in “Apologia di un matematico”: “I matematici, come i pittori e i poeti sono creatori di modelli. Il pittore crea i suoi modelli con forme e colori, il poeta con le parole. Definire la bellezza matematica può essere difficile, ma è così par qualunque genere di bellezza. E anche se non sapremmo dare una definizione di bella poesia sappiamo sempre riconoscere una poesia bella quando la leggiamo”. Per confermare l’intimo legame tra scienza e poesia, e in particolare tra matematica e poesia, concludo queste mie brevi considerazioni, che sono solo uno spunto per approfondire l’argomento per chi fosse interessato, con le citazioni di due donne (perdonate l’orgoglio di genere), una grande matematica e una famosa poetessa. La prima è Ada Byron Lovelace, figlia del grande poeta George Gordon Byron, che mai conobbe suo padre e che la madre tentò in ogni modo di dissuadere, inutilmente, dall’alimentare ogni forma di immaginazione. Il suo lavoro in collaborazione con lo scienziato inglese Charles Babbage fu considerato profetico nella scoperta della macchina analitica. Ecco cosa scrisse: “Ho fatto alcune curiose osservazioni sullo studio della matematica. Le più importanti sono le seguenti: la matematica genera un immenso sviluppo dell’immaginazione a tal punto che non ho dubbi che se continuerò i miei studi, a tempo debito sarò un poeta”. E Wislawa Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, affermò: "Non ho difficoltà a immaginare un'antologia dei più bei frammenti della poesia mondiale in cui trovasse posto anche il teorema di Pitagora. Lì c'è quella folgorazione che è connaturata alla grande poesia e una forma sapientemente ridotta ai termini più indispensabili e una grazia che non a tutti i poeti è concessa".


Laura Garavaglia

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